CECCO ANGIOLIERI E IL VERO STRAGISMO
- Francesco Angelo
- 6 apr 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Un ragazzino timido e solitario, già dai tempi della scuola elementare marginalizzato dai compagni per le sue origini e per la corporatura minuta, sempre da solo, senza amici né compagni di gioco anche quando tirava la palla contro il muro nel cortile di casa sua. Diventato adulto passava le giornate chiuso nella sua stanza con la sola compagnia del computer, e perciò del web, soltanto che invece di giocare a Dungeons and Dragons oppure al Principe di Persia si era creato una sua ucronia¹ basata sul Jihad internazionale, piena di fantasie truculente e di sogni di rivincita.
Con un giovane del genere che tra l'altro parrebbe la fotocopia di decine di migliaia di suoi coetanei nell'alienata contemporaneità dell'individualizzazione dei sogni, con una persona del genere dicevamo si è baloccata la consorteria sbirresca e leguleia, supportata subito naturalmente dai soliti professionisti della delazione mediatica che hanno trasformato Lanzo Torinese in una specie di Alamut ², pavoneggiandosi, la summenzionata consorteria, come se fosse stato sgominato l'esercito del sultano sotto le mura di Vienna.
La retorica della sicurezza del cittadino ancora una volta ha messo a confronto due forme di mitomania: l'una solitaria e tutto sommato persino commovente nella sua disperazione esistenziale; l'altra tronfia e propagandistica, frutto della falsa coscienza pianificata dalle istituzioni del dominio sociale e gettata in pasto come un'offa³ avvelenata ad un'opinione pubblica costretta all'unidimensionalità del pensiero politico. Negli stessi giorni in cui si consumava questo rito per certi versi patetico, lo stragismo, quello vero, si materializzava con l'uccisione di quattro lavoratori, assassinati sia dalla contingenza delle “economie all'osso” per ciò che riguarda il settore della sicurezza del lavoro, sia dal rapporto socioeconomico generale (e quindi politico) di chi si trova di fronte al monopolio delle condizioni della produzione e perciò a quelle condizioni si deve sottomettere andando incontro a qualunque sacrificio foss'anche quello estremo.
Il moderno Bargello⁴ che tradurrebbe in catene per i suoi sonetti perfino Cecco Angiolieri se fosse ancora vivo ( ...ha scritto o no costui “a tutti mozzerei lo capo a tondo”...?) spacciando poi l'operazione come un atto di tutela della vita dei cittadini, si dimostra singolarmente distratto se non beffardo nei confronti della vita reale dei proletari. Agita e paventa un pericolo remoto e per certi versi immaginario, nascondendo i morti sul lavoro che nel 2017 sono stati più di mille e già si contano a decine nei primi mesi del 2018. Nessun terrorista per quanto feroce si avvicina lontanamente ad un'ecatombe di tali dimensioni, nessun luogo è più pericoloso per il lavoratore del posto in cui è costretto a recarsi ogni giorno per gettare le sue capacità, le sue energie, la sua intelligenza, le sue emozioni, i suoi sentimenti ed infine anche la sua vita nella fornace dell'insaziabile Moloch⁵ capitalista.
I vaghi, ipocriti ed estemporanei piagnistei degli scribi del Despota non serviranno a migliorare la realtà della condizione operaia. Come non serviranno le azioni dei suoi scherani che creano il simulacro del terrore per poi celebrarne pubblicamente l'autodafè.⁶
Ciò che servirà ai lavoratori sarà spezzare questa catena di morte cominciando a riconoscere quali forze e quali fenomeni ne forgiano continuamente gli anelli.
¹ Presentazione di eventi coerente, ma ipotetica, simulata, sulla base di dati non realistici
² Fortezza di montagna nelle aride colline a sud del Mar Caspio, circa 100 km dall'odierna Teheran in Iran. Oggi di essa rimangono solo rovine.
³ Il boccone destinato ad ammansire Cerbero; fig., il compenso offerto a persona avida per ottenerne il silenzio o la complicità.
⁴ ll suo significato è "torre fortificata" o "castello". Nel Medioevo, bargello era il nome attribuito al capitano militare incaricato di mantenere l'ordine durante periodi di rivolta
⁵ Antica divinità mediorientale; entità che ha il potere di esigere un pesante sacrificio
⁶ Proclamazione solenne della sentenza dell'inquisitore spagnolo, cui seguiva la cerimonia pubblica dell'abiura o della condanna al rogo dell'eretico.
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