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Ikea licenzia madre con due figli piccoli, di cui uno anche disabile

  • Andrea Marconia
  • 1 dic 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Marica Ricutti, 39 anni e una laurea in scienze e tecnologie alimentari, ha lavorato per diciassette anni in Ikea, prima di ricevere, il 21 novembre, la lettera di licenziamento.

Madre separata e con due figli, di 10 e 5 anni - quest'ultimo disabile - assunta nel '99 da Ikea, ha girato vari reparti, sempre accettando gli spostamenti che le venivano proposti.

Si è sempre resa disponibile a tutti i turni di lavoro e agli orari e non ha mai ricevuto richiami o lettere di contestazione. Nonostante i sacrifici, aveva il tempo per badare ai figli secondo le loro esigenze. Li portava a scuola ogni mattina, il più piccolo a terapia quando doveva farla, e poi andava al lavoro, rispettando sempre le sue otto ore.

A fine 2016 l'azienda le propose di spostarsi nell'area ristorante. Marica sapeva che in quel reparto uno dei turni in cui è divisa la giornata lavorativa, inizia alle 7 del mattino e così si attivò subito. Parlò con i suoi responsabili dicendo chiaramente che per lei era impossibile rispettare quell'orario. Per prendere servizio alle 7 si sarebbe dovuta avviare da casa un'ora prima, senza poter accompagnare i bambini a scuola e il più piccolo a terapia.

Ricevette molte rassicurazioni, le fu detto di non preoccuparsi, che non l'avrebbero fatta lavorare in quel turno, se non di sabato o di domenica, quando comunque i suoi bambini erano con il papà, permettendole così di lavorare.

Sulla base di queste rassicurazioni, accettò l'ennesimo spostamento. Purtroppo quelle rassicurazioni erano solo verbali. E se ne rese conto pochi mesi dopo.

Infatti, l'azienda le ripropone un nuovo prospetto nel quale c'era il turno con inizio alle 7 e veniva modificato anche il turno del martedì, giorno per lei importantissimo perché doveva accompagnare il bambino più piccolo a fare terapia. A quel punto, ha cercato un confronto, ricordando le parole che le erano state dette circa il fatto che non sarebbe stata impiegata nel turno che inizia alle 7 del mattino, almeno dal lunedì al venerdì. Accettò comunque, chiedendo di venirsi incontro, per l'ennesima volta si era resa disponibile. Purtroppo, da parte dell'azienda, però, c'è stata una chiusura netta.

Fino a quando, a fine settembre chiese un colloquio con il responsabile delle risorse umane. L'ha chiesto lei e l'hanno chiesto i suoi rappresentanti sindacali, ai quali si era rivolta nel frattempo. Ma nessuna risposta.

Su consiglio proprio dei sindacati, Marica comunica allora all'azienda che si sarebbe attenuta ai vecchi turni. Ma il 3 ottobre le è stata recapitata una lettera in cui si contestava, in particolare in due giorni, la sua presenza in orari non concordati dal loro punto di vista. Stiamo parlando di quattro o cinque ore e in giorni in cui lei a lavorare era andata comunque.

Il 13 novembre incontra, accompagnata dal suo rappresentante sindacale, la responsabile delle risorse umane dello stabilimento. Marica spiega che non vuole essere privilegiata, che era disponibile a lavorare in tutti gli altri turni, compreso quello di chiusura, che per lei comunque non era agevole finendo a tarda sera, ma che comunque lo avrebbe fatto.

Il 21 novembre, ciò nonostante, ha ricevuto la lettera di licenziamento. In tronco!

Il Sindacato ha subito organizzato uno sciopero di 2 ore nel negozio di Corsico per protestare contro il licenziamento. E Marica ha deciso di continuare la sua battaglia:

"Andrò avanti. Con la Filcams Cgil impugnerò il licenziamento. Non ho mai chiesto di essere privilegiata, né volevo fare lavoro d'ufficio dalla mattina alla sera. Ho sempre capito le ragioni di un'azienda che, per carità, punta al fatturato e alla clientela, ma che forse sta perdendo di vista qualcosa. Forse sta venendo meno il valore della dignità umana. Io e tutti i lavoratori non siamo numeri, siamo persone, con una dignità che dovrebbe essere rispettata".

Tra l'altro, ironia della sorte, l’amministratore delegato che sta guidando IKEA ITALIA in questi ultimi anni è proprio una signora, la spagnola Belen Frau, madre di tre figli. Quest'ultima, ha sempre ribadito, nelle varie interviste rilasciate, che per lei conciliare vita privata e carriera è stata una sfida avvincente che ha vinto proprio grazie ad Ikea. Peccato che, a differenza di Marica, si è potuta avvalere di risorse e opportunità diverse per badare ai propri figli...

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