LA RAGIONE POSSIBILE
- Giovanni Tessa
- 8 apr 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Se si dovesse dare necessariamente una definizione teoretica dell'azione politica rivoluzionaria, si potrebbe dire che essa vuole introdurre un elemento di razionalità nella storia, elemento di razionalità che la storia stessa, nel medio-lungo periodo, è destinata ad introdurre comunque, di per sé, ristabilendo l' equilibrio in modo traumatico, senza tenere conto dell'uomo il quale finisce per lo più per essere schiacciato da una tale ricomposizione catastrofica. La razionalità viene in questo
caso ripristinata in un modo diciamo fisico matematico (come ben illustra la teoria delle catastrofi esposta da Renè Thom). Il tutto assume la forma di un violento processo di riequilibrio dell'entropia economica e sociale. Dal punto di vista che ci interessa, il processo è fin troppo evidente nel modo di produzione attuale che opera con multiformi processi razionali per così dire “di settore” ma proprio per questo paradossalmente accresce l'irrazionalità complessiva “di sistema”.
E' il ben noto “soggetto automatico” che trascina costantemente la formazione economico sociale attuale nel ciclo : disequilibrio sempre maggiore-catastrofe ricompositiva sempre più violenta. Il fenomeno accade continuamente ed accadrà finché la forza sociale che fornisce, per così dire, il carburante primordiale del processo non approfitterà proprio di questa dinamica del disequilibrio e della ricomposizione per orientare quest' ultima in senso umanistico arrivando quindi
a dirigere le forze economiche e sociali strappandole alla loro cieca naturalità.
Il possibile intervento del soggetto sociale assume quindi la forma del progetto politico orientante l'intervento dell'azione collettiva che scaturisce come fenomeno storico ineluttabile al fine di conferire a quest'ultima la consapevolezza del protagonismo vincente di quelle forme che la creatività di massa saprà proporre.
Il fatto che la mobilitazione di massa a fronte della catastrofe sia ineluttabile non vuol dire che il risultato sia inevitabilmente a favore di quest'ultima anzi, il cerchio ferrato dell'irrazionale potrebbe essere ribadito come storicamente è avvenuto finora.
Per questo lungi dal prevedere “magnifiche sorti e progressive” alla compagine umana, sempre più valida è l'ammonizione sulle due strade sempre aperte: razionalità o irrazionalità, cieca necessità o scelta consapevole, comunismo o barbarie .

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