LA MASCHERA DELLA MORTE
- Francesco Angelo
- 6 apr 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Nell'omonima tragedia il principe Amleto, mostrando il teschio di Yorick, ricorda alla
bella dama che neppure con un dito di belletto eviterà di assumere, presto o tardi,un simile aspetto. Il capitalismo è come la dama evocata da Amleto: nonostante i suoi lustrini, i suoi fronzoli, le sue luci, i suoi colori, la sua pubblicità, mostra sempre più in trasparenza il suo volto di morte, il ripugnante teschio di Yorick. Un “Grande Vecchio” nel quale qualcuno si riconosce ancora, diceva già molti anni fa che il capitalismo “è” la guerra. Ciò che accade oggi in tutto il mondo dimostra che questa affermazione è più che mai attuale. Il capitalismo è la guerra del capitale contro il lavoro che si traduce nella morte per milioni di uomini uccisi dalla fame, dalle malattie, dallo sfruttamento, dalle armi, da un lavoro che non è mai l' attività volta a realizzare l'uomo ed a soddisfare i suoi bisogni ma è l'attività volta soltanto a realizzare un profitto, a valorizzare le cose a prezzo del sacrificio degli esseri umani. E così mentre i nostri seriosi ministri si baloccano con il decreto sicurezza che dovrebbe proteggere la vita dei “cittadini” da chissà quali oscuri criminali appostati nell'ombra o assaltanti in massa le loro dimore, ecco che i dati dell'INAIL ci dicono che nei primi tre mesi del 2017 Monsieur le Capital ha dismesso i panni del perbenismo indossando quelli del sicario, anzi dello stragista visto che i morti sul lavoro sono stati 190 (quattordici in più rispetto allo stesso trimestre dell'anno scorso). Dopo tanta propaganda sulla legittima difesa, sul pericolo per la vita e i beni, dopo tanta demonizzazione delle minoranze, dopo tanta diffusione di sociofobie costruite per meschini scopi elettorali, ancora una volta la realtà si incarica di smentire i sicofanti politici e mediatici proclamando che il luogo più pericoloso per il “cittadino” lavoratore è il suo posto di lavoro ed i più efferati assassini che si trova di fronte sono le condizioni di lavoro, i ritmi di lavoro, il logorio provocato dal lavoro, in una parola le esigenze del profitto.
I lavoratori dal canto loro non hanno bisogno di tante statistiche, di tanti studi, di
tante analisi per individuare le cause della loro condizione di pericolo costante per il
semplice fatto che la vivono tutti i giorni sulla propria pelle.
Solo loro possono strappare definitivamente la maschera dal volto del capitale per
superare la sua cultura di morte, per esorcizzarlo per sempre.

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