top of page

POST RECENTI

RUBRICHE

ARCHIVIO

REVIVAL SINDACALISTA?

  • Luca Da Panzano
  • 2 apr 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando negli anni '70 durante le lotte tradeunionistiche imperversava lo slogan “lo scontro è politico” forse quella affermazione era intempestiva se intesa nella prospettiva strategica di una oggettività rivoluzionaria che avrebbe potuto portare ad esperimenti generalizzati del potere operaio. Nonostante forti minoranze che

avevano (o pensavano di avere) acquisito una coscienza del fattore soggettivo, il capitalismo aveva ancora larghi spazi di potenzialità di assorbimento delle eventuali conquiste della lotta economica della classe operaia tanto da tentare persino di utilizzarle ai fini di un ridimensionamento economico e politico della piccola borghesia sia privata che statale.

Immaginiamo invece oggi uno scenario di questo genere (almeno in quelle che una volta chiamavamo le metropoli) : dal punto di vista della contraddizione

fondamentale i contendenti sono sempre gli stessi cioè il Capitale (produttivo di valore) ed il Lavoro (produttivo di plusvalore).

Solo che questi contendenti sono diventati due élites, due categorie che anche incarnate nei loro rispettivi ambiti sociali si sono ridotte grandemente di numero, sono passate ad essere minoranze. L'una rispetto alla pletora degli imprenditori del servizio e del fittizio, l'altra rispetto alle schiere del precariato terziarizzato e

della disoccupazione endemica. Dal punto di vista della contraddizione principale, quella che dovremmo chiamare contraddizione politica, potremmo assistere ad esplosioni di ribellismo (e qualcosa si è già visto) da parte delle masse di cui sopra che ormai non credono più al discorso politicante corrivo e meno che meno

confidano nelle istituzioni e nello stato. Ma l'insurrezione possibile non sarebbe conseguentemente rivoluzionaria non tanto per il fatto che non possegga la famosa teoria rivoluzionaria ma perché fattualmente oggi non riuscirebbe a reggere alla repressione per essere quest'ultima dotata di un vantaggio tecnologico

impensabile fino a qualche decennio fa.

E qui dovrebbe entrare in scena il vecchio Lavoro, il vecchio movimento tradeunionista (la contraddizione fondamentale) che ora sì che diventerebbe veramente politico perché taglierebbe l'erba da sotto i piedi del nemico di classe lasciando a secco i tanks dei suoi sgherri tramite lo sciopero generale ingenerando così la fatale (per i borghesi) sinergia del potere consigliare. Detto così potrebbe sembrare un revival del sindacalismo rivoluzionario di francese memoria. Ma revival o no, puristi o no, scientificamente corretti o no, le vie verso la rivoluzione sono infinite come infinite sono le combinazioni degli scacchi. Come sa anche l'ultimo degli scacchisti dilettanti , tutto sta a cercare di essere più forti dove gli altri sono più deboli e molte volte rispolverando tattiche di gioco che si credevano superate da decenni l' avversario viene sorpreso, sconcertato e battuto. Certo, con un partito che nuotasse come un pesce nell'acqua della società sarebbe più comodo elaborare i livelli di analisi del gioco ma le comodità come ben sappiamo.... E non vale neanche tirare fuori la storia del ritardo storico che tra l'altro a qualcuno (giustamente) è sempre sembrata una proposizione eminentemente non marxista. Non esistono ritardi nella storia, esistono dei rapporti di forza, delle battaglie vinte o perse, delle opportunità colte o mancate, ecc. Tra l'altro la questione della contraddizione fondamentale e della contraddizione principale si trova in Marx

quando parla della storia romana ( vecchio pallino...) e pone come fondamentale la contraddizione tra padroni e schiavi in quanto discrimine del modo di produzione, e come principale la contraddizione tra proprietari terrieri e usurai da un lato e masse senza terra e debitori dall'altro tanto che definisce la lotta politica tra questi due schieramenti il leitmotiv di tutta la storia di Roma (parole d'ordine populares:

cancellazione dei debiti e distribuzione delle terre).

Divagazione sul partito di cui sopra: qualche anno fa è uscito un libro di Lucio Russo intitolato “La rivoluzione dimenticata” L'autore fa un excursus sulle varie branche della scienza greco-ellenistica sostenendo in sostanza che quel livello di concettualizzazione e astrazione sarebbe stato recuperato dalle varie discipline solo ( e non del tutto ) nel XX secolo.

Il non del tutto si riferisce per esempio al principio di indeterminazione di Heisenberg che secondo l'autore dimostra come la scienza moderna abbia trasformato un problema gnoseologico in un problema ontologico.

Quindi il “noi non sappiamo ancora, non abbiamo ancora trovato, non abbiamo ancora scoperto” contro il “non è possibile sapere, non è possibile trovare, non è possibile scoprire”.

Ottimismo di Lucio Russo: non sappiamo ancora dov'è finito l'elettrone ma cerchiamo di scoprirlo . Ottimismo nostro : non sappiamo dov'è finito il Soggetto Storico ma ci sbatteremo contro gli stinchi quando meno ce lo aspettiamo. Ottimismo della classe: non ha ancora scoperto la forma finalmente scoperta ma infine la scoprirà.

Comments


Copyright © 2017 La Compagnia di Fulvio. All Rights Reserved.
    bottom of page